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Il Papa in Veneto: ciborio e mosaici per la Messa a San Giuliano


Un enorme catino absidale, che richiama quelli delle basiliche di Aquileia e di S. Marco. Sarà l'elemento che più di tutti caratterizzerà il palco papale che verrà allestito nel parco di S. Giuliano, a Mestre, quando papa Benedetto celebrerà la messa, domenica 8 maggio alle ore 10.00, davanti a 150 mila persone. Il progetto viene da Padova ed è firmato dall'architetto Stefano Bianchi, che ha messo molte volte a servizio della liturgia le sue competenze professionali.
Bisogna immaginarsi una basilica a cielo aperto, affacciata sulla laguna più famosa del mondo; a far da sfondo il profilo di campanili, cupole, tetti di antiche case costruite sull'acqua – è la magia di Venezia – dai nostri progenitori. Perché una basilica? Intanto perché l'arch. Bianchi ha immaginato proprio una porta d'entrata allo spazio liturgico collocato sull'erba. Questo portale, alto una quindicina di metri, dalle forme semplici, “rinascimentali”, senza fronzoli, segnerà uno stacco dalla quotidianità e un ingresso nell'area riservata alla celebrazione. Sarà collocato all'incirca a fianco della collinetta presente nel parco.
A voler richiamare le forme della basilica, sia pure con l'accostamento di linee moderne ed essenziali, c'è anche l'area del palco che accoglierà il Papa, i vescovi e gli altri sacerdoti celebranti. Imponenti le dimensioni: nel progetto originale l'abside è alta 25 metri, come un palazzo di otto piani. Un'altezza che potrebbe essere un po' limata, per venire incontro a esigenze di budget e allo slogan “bello ma sobrio” che gli organizzatori si sono dati. «Ma senza snaturare il progetto – spiega il progettista – che ha nell'elevazione un elemento molto importante».
Una cupola sopra l’ambone. Al centro del catino absidale sarà posta la sede papale, con ai lati le sedi dei vescovi; gli spazi per i presbiteri saranno su un livello sfalsato, per dare dinamicità alla composizione; i percorsi ministeriali metteranno in relazione le parti. L'altare centrale sarà coperto da un ciborio (una sorta di baldacchino, presente anche nella Basilica di S. Marco). Sopra l'ambone si troverà invece una cupola (un altro elemento architettonico marciano).
Sopra il palco è prevista una copertura rettangolare di 60 metri per 30 (circa un terzo di un campo da calcio), retta da semplici pilastri. Sul lato destro, guardando la sede dei celebranti, si trova un altro palco, più piccolo, per ospitare il coro. Tutte queste strutture si troveranno nell'ampia area circolare – detta “tamburello” - più prossima al bordo lagunare del parco, circondata per tre quarti da un canneto.
I fedeli nel “tamburello”. I fedeli troveranno posto davanti al palco, nella restante area del “tamburello”, nella parte pianeggiante che precede e sulla collinetta che si trova sul lato sinistro, secondo quanto già sperimentato nel corso delle edizioni dell'Heineken Jammin' Festival che qui si sono tenute. Il colpo d'occhio più bello, anzi, si avrà proprio dalle pendici di questa elevazione: parola di architetto.
Il passaggio dal progetto preliminare al progetto esecutivo, cantierabile, ora spetta all'impresa che avrà l'incarico di realizzare l'opera, mentre l'arch. Bianchi e il suo studio manterranno la “direzione artistica”, controllando che la parte ingegneristica rispetti i criteri ispiratori del progetto. E realizzeranno direttamente – attualmente è in fase di progetto – l'apparato liturgico e scenografico: l'altare, l'ambone, le sedi, il ciborio, le immagini iconografiche di abside e cupola, le torri per gli impianti audio e video.
Bellezza e sobrietà. Quanto costerà? E' presto per dirlo. L'appalto non è stato ancora assegnato. E c'è chi, nella commissione apposita che segue la partita economica, sta facendo di tutto per tagliare sulle spese, riducendole all'osso. Bellezza sì, si diceva, ma anche sobrietà.
Le parti strutturali, con ogni probabilità, saranno realizzate in elementi tubolari metallici, rivestiti da cartongesso, o legno o tessuti: materiali tipici delle scenografie, di cui si dovrà curare in particolare, vista l'installazione all'aperto, la resistenza all'acqua. Sui colori si vedrà, ma l'arch. Bianchi pensa a colori tenui, se non un semplicissimo avorio. Anche le immagini dell'abside e della semicupola non sono ancora state scelte. Non saranno con ogni probabililtà una semplice riproposizione di mosaici esistenti nelle basiliche di Aquileia e di Venezia, ma il richiamo potrebbe essere quello.
Si può prevedere che per realizzare i vari elementi e per allestire il palco ci voglia circa un mese di tempo. Solo all'ultimo i vari elementi saranno montati sul luogo. Per smontare il tutto sono da prevedere ancora da una settimana a dieci giorni di lavoro. E' da notare che, spiega l'arch. Stefano Bianchi, «la maggior parte del materiale è riciclabile e riutilizzabile: per parti, o per porzioni, può essere rimontata in modo diverso». Non si butta via niente, insomma. Secondo i canoni del bello e del sobrio, sì; e anche dell'opportuno riuso. (Paolo Fusco)

La nota ed universalmente riconosciuta bellezza delle architetture e dei mosaici della Basilica di San Marco in Venezia non poteva che essere il punto di partenza per “ambientare” il luogo della Celebrazione eucaristica che il Santo Padre Benedetto XVI presiederà domenica 8 maggio 2011, in occasione della sua visita pastorale alle Chiese del Triveneto.
Lo spazio liturgico è stato pensato – in senso generale – come un’abside, espressione visibile del “canone” ecclesiale ed eucaristico, immediatamente riconoscibile da tutti e in sintonia con la tradizione architettonica del Patriarcato veneziano.
L’Eucaristia, presenza sacramentale di Cristo immolato e glorificato, è presente nella vita della Chiesa per virtù dello Spirito Santo: è per questo che l’intero progetto nasce e ruota attorno all’altare – centro visibile della celebrazione – elevato (altus), sormontato ed iconizzato dalla Croce liturgica (in relazione con il sacrificio di Cristo), adombrato da un ciborio – memoria architettonica dell’epiclesi dello Spirito Santo sulle oblate – circondato dai ministri ordinati (il Santo Padre, i Vescovi e, nella zona più bassa ai lati dell’altare, i presbiteri, collaboratori dei Vescovi nel sacerdozio ministeriale).
La Parola di Dio, celebrata nella liturgia, necessita della progettazione di un monumentum (traduzione latina del greco mnemeion, il sepolcro di Cristo) da cui far sgorgare l’annunzio del Vangelo del Risorto: l’ambone sarà pertanto luogo elevato (da anabaino), distinto dall’altare e dallo spazio strettamente eucaristico, e raggiungibile da un percorso ministeriale, cupolato – memoria architettonica del cupolamento del sepolcro dell’Anastasis gerosolimitana – iconizzato dall’immagine della consegna del Vangelo a Marco (riproduzione del mosaico della Basilica di San Marco in Venezia), inserito in una zona fiorita (memoria del giardino pasquale), rischiarato dalla luce del cero pasquale, posto sul candelabro.
La Sede papale è collocata sul fondo dell’“abside” al centro; a destra e a sinistra stanno seduti i Vescovi: con ciò si intende esprimere l’unità del Collegio episcopale in comunione con il Vicario di Cristo e Successore dell’apostolo Pietro. A tal riguardo, sopra il Santo Padre e i Vescovi stanno le riproduzioni delle antiche immagini del Cristo Pantocrator (in corrispondenza della Sede del Santo Padre) e la teoria dei Protovescovi delle Diocesi nate da Aquileia (in corrispondenza dei sedili dei Vescovi). In questo modo si intende esprimere visibilmente – per via di corrispondenza verticale ed orizzontale – la collegialità episcopale e il primato del Vescovo di Roma, la successione apostolica, l’autorità e la custodia del depositum fidei affidato agli Apostoli e ai loro successori, l’apostolicità della celebrazione dell’Eucaristia. (Don Gianandrea Di Donna; liturgista della diocesi di Padova)



testi tratti da http://www.gvonline.it/


immagini da Panoramio, G.immage

1 commento:

pietro ha detto...

Sono molto curioso del progetto del Ciborio e dei Mosaici per la Messa del Papa e aspetto di vederlo (almeno in televisione). Complimenti all'Architetto che l'ha progettato e complimenti anche ai Veneti che l'hanno voluto. Io, sebbene non Veneto, ma limitrofo, apprezzo molto la loro laboriosità ed anche il voler dare molta solennità a questa Visita del PAPA. Ne possono andare fieri dato che nel secolo scorso ben 3 Patriarchi sono diventati Pontefici, dei quali uno già Santo, un altro Beato e l'altro Servo di Dio. Auguro a tutti di trarne molto profitto da questa visita. Chissà se Benedetto XVI metterà la sua stola sulle spalle di qualche altro Cardinale o Vescovo. Allez ciao.

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